BETWEEN WORLDS — POLIXENI PAPAPETROU


a cura di Alessandra Frosini

È una ben povera memoria quella che funziona solo all’indietro.
(L. Carroll, Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò, 1871)

Ogni soglia è un sogno, un momento di sospensione in uno spazio chiuso circondato d’infinito, i cui frammenti sono parti di un racconto senza conclusione, che attraversa il tempo, la solitudine, l’esistenza. L’onirico entra nel nostro sguardo come parte costitutiva nel reale stesso, mostrando come il legame sotteso fra realtà e immaginazione sia ciò che guida la nostra comprensione.
Con Between worlds Polixeni Papapetrou ci offre il sogno come realtà e l’invisibile come visione, riflettendo sul divenire che caratterizza la contaminazione fra mondi diversi, fra realtà diverse, facendole coesistere. Personaggi ibridi, dalle fattezze umane ma dalla testa di animale, vivono in rappresentazioni allegoriche, messe in scena di un mondo illusorio e immaginario, a cavallo fra mitologia, archetipo e teatro. Sono situazioni inspiegabili che ci turbano perché in bilico fra sogno e realtà, avulse da ogni riferimento temporale. Una rappresentazione metafisica della realtà, in cui il sovvertimento e lo straniamento giocano un ruolo fondamentale, mettendo in scena la cultura contemporanea come processo dinamico basato sugli ibridismi. Partendo dalla mitologia greca e passando per i bestiari medievali, per approdare al Simbolismo e al Surrealismo, fino poi alle sperimentazioni contemporanee di artisti come Mattew Barney, l’ibrido mette in rapporto con l’altro da sé ed evidenzia l’umanità e l’animalità dell’uomo nei confronti di se stesso, dei suoi simili e di ciò che lo circonda. Analizzando il concetto di proprio e d’altrui, punta l’attenzione sui rapporti identitari e relazionali, affrontando, in modo trasversale, l’ambiguità e il mistero delle cose dell’esistenza.
Che sia il passaggio dall’infanzia all’adolescenza (e poi all’età adulta), la contaminazione che si mette in atto nell’incontro fra individui diversi e fra culture diverse, o la continua mutazione e contaminazione della memoria e della storia dell’uomo, il permeare dei confini segna sempre un’intersezione e una stratificazione, una connessione senza fine.
Queste figure antropomorfe, familiari e mitologiche al tempo stesso, abitano spazi aperti, sfondi naturalistici partecipi dell’immaginazione del limite, strutturando un universo tipologico, quasi tassonomico, attraverso azioni concrete e allegoriche al tempo stesso, categorie atemporali che traghettano la memoria nell’attività della coscienza.