LIBYA, THE CAPITAIN AND ME (sulle tracce del paziente inglese) — FRANCESCO FOSSA


Il deserto annulla gli spazi. Così accade che due visioni, lontane nel carattere e distanti nel tempo, possano convivere e correre parallele.

Le immagini scattate tra il 1933 e il 1935 da un giovane ufficiale degli Alpini nell’oasi di Cufra e sui contrafforti dell’Auenàt – un triangolo conteso per ragioni strategiche da italiani e inglesi a cavallo di Libia, Egitto e Sudan – scatenano la curiosità del nipote.
Molti anni dopo prova ad andare in quei luoghi per capire di più del nonno che non ha mai conosciuto. Una tempesta di sabbia lo costringe a ripiegare verso ovest. E lui – Francesco Fossa – si tuffa in un’altra Libia, un altro deserto. L’Ubari e poi il Maridhet che si stende lungo il confine algerino. Su, fino a Gadames (la città dei Tuareg ) e le rovine della romana Sabrata.
Tornerà a casa con la sua visione di quei luoghi, fatta di architetture storiche e naturali. Saranno due studiosi esperti di esplorazioni nel deserto – Alessandro Menardi Noguera e Michele Soffiantini – a ridare slancio a questo progetto. Un lavoro di ricerca che sovrappone l’aspetto intimo a quello storiografico.

Le fotografie del Tenente Manfredo Tarabini Castellani, le note tecniche, le riflessioni private con le quali commentava quegli scatti, i documenti, i rapporti di servizio ai suoi superiori recentemente ritrovati hanno un valore storico enorme.
Il giovane Tenente ebbe frequenti contatti con i militari inglesi nei tre anni trascorsi nel deserto libico, tra Cufra e l’avamposto di Auenat. Di lui parla nei suoi diari di viaggio anche l’esploratore ungherese Laszlo Almàzy (più conosciuto come il Paziente Inglese) che l’ufficiale italiano incontrò in almeno due occasioni.
Manfredo Tarabini Castellani divenne esperto nella guida fuoristrada e condusse il professor Umberto Mònterin, responsabile della Spedizione della Reale Società Geografica nel Deserto Libico. Divenne in questo modo il primo italiano a penetrare in Wadi Abd el Malik all’interno del plateau del Gilf Kebir, la valle che Almásy identificò con la perduta oasi di Zerzura. Tra il 1933 e il 1934 visse in prima persona il braccio di ferro tra Italia e Inghilterra per la delimitazione dei confini tra Libia e Sudan Anglo Egiziano. Il suo nome ritorna negli archivi inglesi e nei rapporti segreti del generale Graziani, vice-governatore della Libia: spionaggio militare, scoperte archeologiche, gesti cavallereschi danno luce a una figura morta troppo presto, in combattimento sui monti d’Albania nel 1940 con i gradi da Capitano.

Ora nonno e nipote sono molto più vicini di un tempo. Con le loro visioni fotografiche, diverse ma parallele.