Location: Casermetta San Pietro, via delle Mura Urbane
Orari: Lunedì – Giovedì 15:00 – 19:30 / Venerdì – Domenica 10:00 –  19 :30


STEFANO DE LUIGI – PORNOLAND REDUX

Pornoland Redux è il racconto di un ritorno da una terra dove si svolgono battaglie campali e hanno luogo epiche imprese, un luogo di cui tutti parlano e che tutti vorrebbero   visitare. I confini di Pornolandia sono larghi e labili: Berlino, Budapest, Praga, Tokyo, Los Angeles, Milano, ma la scena geografica non è resa da “fatti”, è essenzialmente rappresentazione di fantasie oniriche, allucinazioni ad occhi aperti, dettagli, ossessioni più reali della realtà stessa.

Stefano De Luigi, in punta di piedi, quasi un’ombra sul set cinematografico, riscrive le dinamiche di un immaginario ormai cristallizzato in una lunga ma definita serie di situazioni, contrapponendo la banalità del quotidiano al climax del momento eroico.

L’immagine pornografica è sempre evocata, ma mai esibita. Le fotografie non descrivono e nemmeno raccontano, ma eludono, o più spesso alludono. Lo sguardo del fotografo tende ad essere lirico, in bilico tra una bellezza sublimata e una realtà squallida, e si sofferma spesso su ciò che non appare, che non ci si aspetta di vedere. È l’immagine di un tempo in cui non accade nulla; il tempo dell’attesa, della pausa, del vuoto. Un tempo fra parentesi, che sta tra una scena e l’altra ed equivale a ciò che è marginale, a qualcosa che di solito non si vede. De Luigi ama ampliare i confini della realtà che osserva, sia in senso spaziale, poiché c’è sempre uno spazio “altro” accanto a quello che si dovrebbe vedere, sia in senso temporale, poiché evita la concezione quantitativa del tempo e la sua visione in termini di pura efficacia.

Le fotografie di De Luigi riportano in superficie ciò che di solito si annida nel profondo di ciascun individuo: sogni, desideri, paure. Degli attori appare l’anima prima dei corpi.

Ciò che veramente ci sorprende è il bisogno di illuminare queste esistenze, di colorare a tinte vive non tanto ciò che è straordinario o sensazionale, ma la loro perfetta “normalità”