Location: Palazzo Ducale, Cortile Carrara, 1


INERZIA E FORZA – UNA SECONDA RIVOLUZIONE

a cura di Simindokht Dehghani
in collaborazione con AG Galerie, Teheran

Senza dubbio, la fotografia documentaria iraniana ha avuto il momento di maggior slancio durante la Rivoluzione iraniana e gli otto anni di guerra con l’Iraq (1980-1988). I fotografi e coloro che si avvicinavano alla fotografia in quegli anni si sono spinti al fronte per documentare quella terribile guerra e raccontare al mondo le ingiustizie perpetrate dallo spietato vicino. Mostre, libri e immagini che vincono premi continuano – anche se con meno forza – a essere realizzati anche oggi grazie al supporto e al finanziamento dello Stato, ed è qui che si rintracciano le fondamenta della scena fotografica iraniana contemporanea.

Dopo la conclusione della guerra, alcuni di questi fotografi, hanno continuato, con il permesso e il supporto dello Stato, a documentare gli orrori delle guerre in Afghanistan, Iraq e oggi in Siria. Per altri, tornare a casa, far diventare la fotografia una disciplina universitaria, insegnarla e archiviarla, ha rappresentato un gesto rivoluzionario, ancorché pacifico. Questo ha significato comunque che la fotografia iraniana contemporanea si è sviluppata sotto il duro sguardo documentario dei veterani della rivoluzione e dei fotografi di guerra. Una delle voci più influenti della fotografia in Iran è stato Bahman Jalali (1945-2010). Molti dei suoi contemporanei hanno lavorato per documentare lo sholooghi*, Jalali invece era felice di documentare la calma delle sue esperienze. La generazione di artisti e fotografi che ha studiato con lui rappresenta la voce emergente della fotografia contemporanea iraniana e anche se i loro predecessori hanno colto e raccontato i movimenti del mondo iraniano, questi artisti si concentrano oggi sulla calma forza di una seconda rivoluzione utilizzando i linguaggi e i dispositivi dell’estetica contemporanea. 

* “Anche le mie fotografie del disordine sono ordinate. Anche quello che devo definire come sholooghi, una parola farsi che indica qualsiasi tipo di disordine: la turbolenza di un uomo disturbato, la confusione dei bambini in strada, una sanguinosa rivolta popolare.” Abbas Attar

Artisti in mostra: Abbas Kowsari (Tehran, 1970), Ali Mobasser (Maryland, USA, 1976), Ali Zanjani (Tehran, 1986), Behzad Jaez (Tehran, 1975), Ghazaleh Rezaei (Tehran, 1990), Matin Abedi (Tehran, 1989), Mehrali Razaghmanesh (Tehran, 1983), Peyman Hooshmandzadeh (Tehran, 1969), Parnian Ferdossi (Tehran, 1986), Parisa Aminolahi (Tehran, 1978), Shahrzad Darafsheh (Tehran, 1982).


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