2030: BIRTH OF A METROPOLIS — FILIPPO VENTURI


Il 6 luglio 2018 il Kazakistan ha festeggiato il 20° anniversario della capitale, Astana.

In precedenza era Almaty a godere di questo ruolo ma, nel 1997, il presidente Nazarbayev decise di nominare una nuova capitale in posizione più centrale, lontana da zone altamente sismiche e progettata a tavolino per trasformare quella che era una città di provincia (Akmola, rinominata Astana nel 1998) in una delle metropoli più moderne al mondo.
Per raggiungere il suo scopo, il Kazakistan ha sfruttato gli enormi giacimenti di risorse naturali che possiede (il solo petrolio costituisce il 20% del PIL). Il progetto dovrebbe completarsi nel 2030.
Dietro il sogno di Astana c’è Nursultan Nazarbayev, alla guida del paese da 28 anni e che, nelle ultime elezioni del 2015, ha ottenuto l’ennesima conferma come Presidente con il 97,75% dei voti.
La Dubai della steppa — così viene chiamata — non mostra più traccia delle vecchie atmosfere sovietiche, ma rappresenta una città avveniristica, un desiderio di futuro e ricchezza, un’utopia di vetro e di riflessi che esibisce l’ambizione di un paese intero di ottenere il riconoscimento internazionale dal punto di vista politico e strategico, al centro dell’Eurasia e lungo la nuova Via della Seta.
Alla vertiginosa crescita artificiale dell’architettura e dei costi per vivere nella città non sta però corrispondendo un’altrettanto rapido aumento della popolazione: oggi di 800.000 persone, ma che nelle previsioni avrebbe dovuto toccare il milione già nel 2012.

Il progetto è il vincitore di SIMULTANEI, volti del contemporaneo, una call for entry che promuove la cultura dell’immagine ideata e promossa da FPmag  e Rufus Photo Hub e con il supporto di Photolux e Fotofabbrica.