Location: Palazzo Ducale, Cortile degli Svizzeri 1
Orari: Lunedì – Giovedì 15:00 – 19:30 / Venerdì – Domenica 10:00 –  19 :30


SAY CHEESE! UN NUOVO RITRATTO DI FAMIGLIA

Quando ci troviamo davanti un ritratto di famiglia lo riconosciamo subito. C’è qualcosa che ricorre con frequenza: un aspetto formale che interpretiamo in quanto archetipo radicato nel nostro immaginario, o forse, più poeticamente, un elemento relazionale che emerge spontaneamente dallo sguardo dei soggetti ritratti. È impossibile sbagliarsi.

Eppure, ogni periodo storico ha avuto il proprio modo di fotografare il gruppo familiare. Da privilegio delle famiglie più abbienti, nella seconda metà dell’Ottocento la possibilità di farsi immortalare attraverso la lente fotografica è diventata accessibile a un numero sempre maggiore di famiglie. Con l’evoluzione tecnologica e l’abbassarsi dei costi, si è diffusa la consuetudine di raccogliere in album fotografici i momenti più importanti della vita familiare e questo tipo di immagini ha giocato un ruolo fondamentale anche nella corrispondenza tra le famiglie di emigranti e durante i due conflitti mondiali.

A partire dal secondo dopoguerra, con la diffusione delle fotocamere tascabili, i fotografi professionisti sono stati progressivamente sostituiti dai membri della famiglia – spesso i padri –, che hanno registrato la vita domestica attraverso una documentazione serrata, autentica e genuina.

In ambito artistico, il genere fotografico del ritratto di famiglia è forse il più immediato, intuitivo e praticato. A volte, anche abusato. Nel corso del tempo, artisti e fotografi hanno esplorato e re-interpretato il canone tradizionale del ritratto di famiglia, adottando approcci diversi, dalla narrazione documentaria all’elaborazione concettuale, dall’utilizzo di materiali d’archivio alla staged photography. Dagli anni Settanta in poi il tema della famiglia ha cominciato a occupare uno spazio importante anche nel discorso espositivo, concretizzandosi in mostre che hanno segnato un punto cardine dello sguardo autoriale sul tema, come Pleasure and terrors of domestic comfort (MoMA, New York, 1991) e Who is looking at the family? (Barbican, Londra, 1994).

Alla luce di queste premesse, possiamo dire che il ritratto di famiglia è, forse più di altri generi, lo specchio dell’evoluzione del linguaggio fotografico, del modo in cui si esprime la nostra identità. In definitiva: del modo in cui pensiamo noi stessi.

Secondo il sociologo Pierre Bourdieu, “la pratica della fotografia esiste e sussiste in virtù della sua funzione familiare, o meglio della funzione che le conferisce il gruppo familiare, in breve, consolidare l’integrazione del gruppo riaffermando il sentimento che esso ha di sé e della propria unità.” Di fronte a queste parole, la domanda sorge spontanea: che ruolo ha la fotografia nella definizione identitaria della famiglia?

Nei lavori presentati in questa collettiva, il ritratto fotografico, da schema-archetipo difficilmente “personalizzabile”, diventa un linguaggio da esplorare alla ricerca di nuove regole, materia grezza da lavorare, codice visivo su cui intervenire deliberatamente, al fine di individuare una forma nuova con cui raccontare le dinamiche familiari. Una forma che restituisca la complessità di un termine utilizzato per esprimere un sistema di relazioni dalle molteplici declinazioni, non sempre ben definibile e facilmente rappresentabile: i lavori di autori affermati incontrano quelli di giovani fotografi, andando a comporre un mosaico diversificato che restituisce un nuovo modo di intendere e immaginare il ritratto di famiglia: dalle storie autobiografiche – che prevedono l’utilizzo di materiale d’archivio, così come elaborate messe in scena di fronte all’obiettivo – fino all’esplorazione di temi a carattere sociale, Say Cheese! Un nuovo ritratto di famiglia vuole essere uno stimolo a riconsiderare i parametri – visivi e non solo – che definiscono l’identità familiare contemporanea.

IN MOSTRA:
Alba Zari, The Y
Annie Hsiao-Ching Wang, The Mother as a Creator
Archivio Diaristico Nazionale / Piccolo Museo del Diario
Awkward Family Photos
Bryan Thomas, Sunrise/Sunset
Dario Mitidieri, Lost family’s portraits
Diana Markosian, Santa Barbara
Eleonora Agostini, A blurry aftertaste
Home Movies / Archivio Nazionale dei Film di Famiglia
Gillian Laub, Family Matters
Ismail Zaidy, “family العائلة”
Leonard Suryajaya, False Idol
Loulou D’Aki, Mother of Choice
Masahisa Fukase, Family
Moira Ricci, 20.12.53 – 10.08.04
Oksana Yushko, Familia
Priya Kambli Suresh, Kitchen Gods
Rinko Kawauchi, Cui Cui
Sage Sohier, At Home with Themselves: Same-Sex Couples in 1980s America
Sara Perovic, My father’s legs
Simon Lehner, The mind is a voice, the voice is blind
Sunil Gupta, “Pretended” Family Relationships
Thomas Mailaender, Parental Advisory
Tom Licht+Djamila Grossman, Be Hers Be Mine
Trish Morrissey, Front
Verena Jaekel, Familienvater