Location: Ex-Cavallerizza, Piazzale Giuseppe Verdi


GRAY ZONE — VALERY MELNIKOV

La prima volta che ho visitato la regione di Donbass è stata all’inizio dell’estate del 2014, proprio all’inizio del conflitto. In quel momento, nessuno sapeva quanto il conflitto sarebbe durato e quanto difficili e dolorose sarebbero state le conseguenze.

Le persone di Donbass speravano che il conflitto finisse in fretta, e che la pace tornasse su quella loro terra da tanto tempo martoriata e sofferente. Sono passati tre anni. La fase attiva del conflitto è conclusa, ma ancora non c’è pace. La guerra ha riempito il cuore delle persone di incertezza, preoccupazione e ha portato via ogni speranza.

Lungo la linea di contatto dei due fronti di combattimento, è stata creata la cosiddetta “Gray Zone”. Questo è il nome utilizzato per i territori senza uno status specifico, senza governo ufficiale né applicazione della legge. Non ci sono ospedali o scuole, e non c’è lavoro. A causa del conflitto, le persone vivono in una situazione di pericolo costante. Questo lungo conflitto e il futuro poco chiaro hanno trasformato l’intera regione di Donbass nel territorio della “Gray Zone”. Una zona senza confini precisi nello spazio e nel tempo. La “Gray Zone” non è soltanto un territorio, un pezzo di terra, ma è la sensazione di una persona completamente immersa nell’oscurità dell’ignoto di fronte alla guerra. Questo è lo stato vitale della solitudine esistenziale di una persona che ha perso tutta la speranza…