SAUDADE MOON — PAOLO MARCHETTI
“Ho viaggiato nella terra brasiliana per cinque anni, tentando di cambiare la mia andatura narrativa, la mia vocalità fotografica e l’ho fatto ascoltando la distanza emotiva tra me e questo paese incredibile, definitivo. Ho vissuto il Brasile a partire dall’ipnotica Amazzonia fino alle fattorie dell’800 nello stato del Minas Gerais, ho visitato poi le isole a nord della costa fino al deserto nello stato del Maranhao. Ho fotografato la cultura delle spiagge, ma anche il Natale nelle favelas delle grandi città sulla costa e nell’entroterra. Ho cercato di restituire la voce artistica espressa dall’architettura di Brasilia e ho taciuto durante le cerimonie rituali del Condomblè, fotografandole con incanto e inconsapevolezza, poi ho viaggiato nei villaggi coloniali, raccontando le realtà più povere, quelle dimenticate da questo isterico processo economico in corso. Ho raccolto immagini aeree e in tutto questo rumore emotivo, ho tentato di restituire la musicalità di questa vasta terra e della sua profonda cultura”.
Saudade Moon non è un diario di viaggio, ma un passaggio emozionale nel mio “invisibile” Brasile, dunque il tentativo di cambiare sguardo sulla nazione leader dei prossimi anni. Ho cercato di raccontare il “non detto”, oltre la pacificazione delle favelas, oltre la febbrile preparazione per gli eventi sportivi, che in parte, hanno innescato questa nevrotica reazione economica.
Saudade Moon è la mia visione lunare del Brasile, il pretesto per riconoscere me stesso negli occhi di un uomo qualunque e rivendicare la mia cittadinanza, ovunque io sia, perché voglio ricordarmi di essere figlio e rimanere fertile alla vita.
Dedicato alla terra Brasiliana, ancora così distante da me, come la luna, con i suoi colori urlati in faccia o bisbigliati da molto lontano.
Ti respirerò ancora e piangerò dal ridere per te.
Grazie a: Davide DiGianni, il mio amico stampatore, attento e generoso, amico sensibile e uomo straordinario. Alessia Glaviano per il suo prezioso supporto, Lorenza Bavetta e Alice Gabriner, i tre giudici che hanno generosamente premiato il mio progetto. Infine, grazie a tutto lo staff Leica, per aver reso possibile questa esposizione e il suo libro e per avermi dato l’opportunità di condividere questo mio incredibile viaggio.
Stampe: