LEILA ALAOUI


a cura di Alessandra Mauro
in collaborazione con Galleria Continua

Leila Alaoui, fotografa franco marocchina, aveva uno stile preciso, un tocco leggero e un tratto particolare: i suoi lavori fotografici erano quasi sempre incentrati sui temi dell’identità, dell’incrocio complesso ma spesso salvifico di culture, del Mediterraneo nelle sue diverse sfumature linguistiche e nelle sue possibili accezioni culturali, delle migrazioni e dell’antica e quanto mai attuale necessità di superare le frontiere. Era nata a Parigi nel 1982, Leila. Aveva studiato fotografia a New York e viveva tra il Marocco, la Francia e il Libano. La sua identità marocchina, diceva, era per lei una risorsa anche professionale: le permetteva di superare barriere, da avvicinare persone e situazioni che ad altri erano precluse.

Proprio sull’identità marocchina incentrò uno dei suoi lavori più celebri: Les Marocains. Con uno studio mobile, aveva percorso il suo paese, fino nelle zone rurali più inaccessibili, per ritrovare i “tipi” umani e ritrarli con tutta l’accortezza, la concentrazione e l’accuratezza che uno studio fotografico permette. Nelle stampe di grande formato, i Marocchini ritratti da Leila Alaoui con la loro postura elegante, il loro sguardo fiero e preciso, trasmettono tutto l’orgoglio, la dignità, l’antica sapienza che un popolo può e deve trasmettere. Questa straordinaria serie è stata esposta con successo al festival PhotoMed di fotografia del Mediterraneo (Sanary sur mer, Francia nel 2014 e Beirut, Libano, nella primavera 2015) e alla Biennale di Fotografia Araba di Parigi nel 2015. Chi ha avuto la fortuna di conoscere Leila in quegli anni, di visitare con lei la sua mostra di ritratti, restava colpito dal suo sorriso, dallo sguardo diretto e dall’entusiasmo con cui parlava dei nuovi progetti su cui già era impegnata.

Aveva 33 anni quando, lavorando per Amnesty International a Ouagadougou, rimase ferita negli attentati del 15 gennaio: un gruppo jihadista attaccò l’Hotel Splendid e il bar ristorante Le Cappuccino della capitale del Burkina Faso. Quella sera, con il suo autista Mahamadi Ouédraogo, avevano parcheggiato l’auto proprio davanti al bar Cappuccino, sul lato opposto dell’hotel. Nell’esplosione, entrambi rimasero gravemente feriti. Ouédraogo morì nell’abitacolo della macchina; lei invece venne portata in ospedale per essere sottoposta a un intervento chirurgico. Leila Alaoui morì pochi giorni dopo, per arresto cardiaco, il 18 gennaio 2016.

Le immagini di questa mostra testimoniano tutto l’amore e l’entusiasmo che Leila Alaoui aveva per il suo lavoro, per la sua terra e per il mondo del Mediterraneo.


Per l’utilizzo della chiesa di Santa Caterina, sede della mostra, si ringrazia la Delegazione di Lucca Massa Carrara del FAI.

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